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Risultati per: arte

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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254905
Saltini, Guglielmo Enrico 50 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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e col sentimento. Allora appariranno manifeste le cause certe dello scadere dell’arte dopo Michelangiolo, della totale sua rovina nel cominciare del

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ordine di date), uscirono dalla sua scuola; laonde anche per questo rispetto merita d’esser chiamato restauratore dell’arte. — Giuseppe Valentini da

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salute, e ciò gli permise operare indefesso per l'arte sua che molto amava. Pure l’invidia e la malignità non ristettero dal morderlo e lacerarlo, perchè

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Non pertanto mentre fiorivano in Toscana gli architetti fin qui ricordati, altri ancora studiavansi esercitare l’arte loro con amore e con gusto

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AGOSTINO FANTASTICI da Siena (n. 1782, m. 24 luglio 1845) fu assai diligente nell’arte, che aveva imparata dal padre suo. La cattedrale di Montalcino

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) educato agli esempi del Paoletti, molto seppe dell’arte edificatoria, e non mancò di buon gusto nelle decorazioni. E sebbene lavorando sempre in

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palazzo di Viareggio rimasto incompiuto, sono monumenti che basterebbero soli alla fama di un artista. Ma l’opera sua degna dei più bei tempi dell’arte è

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del Bettarini. Dal 1815 in poi servi lo Stato in più e diversi uffici dell’arte e sempre riportò lode come valente e integerrimo. Il grandioso lavoro

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Firenze (n. 15 agosto 1803) non saprei dire se sia più valente architetto o erudito conoscitore e scrittore delle cose d’arte. I suoi ponti costruiti in

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, nè a sufficenza esposte e dichiarate, da cavarne idee generali, che rispondano al diffìcile quesito se l’arte sia o no veramente in progresso tra

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chiarire del fatto. Ogni lume dell’arte, ogni salutare precetto era dimenticato: studiare il vero, inutile; gli antichi, pedanteria; ispirarsi bene al

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metropoli. Ma per quanto non mancasse lo Spinazzi di sapere e di gusto, per quanto conoscesse a maraviglia il meccanismo dell’arte, educato anch’esso ai

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Superiore in merito al Carradori e di gran lunga, come quello che primo stampò un orma sicura sul nuovo campo dell’arte, fu STEFANO RICCI fiorentino

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l’arte, e la fatica più lunga, fu nel monumento che il figlio Anatolio volle modellato da lui per Niccolò Demidoff. Opera è questa da reputare

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Come Antonio Canova restituiva la vita all’arte statuaria richiamandola principalmente allo studio degli antichi modelli greci, Lorenzo Bartolini la

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celebrato artista disse in Italia e fuori la fama, e come al suo modo gentile di sentire gli affetti, rispondesse un gusto squisito dell’arte, che non

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Portoferraio (n. 22 dicembre 1790, m. 28 febbraio 1844), educato all’arte in Toscana e poi a Roma, riuscì scultore lodato. Il suo Ciparisso gli diede

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studioso dell’arte. La statua di Galileo Galilei (1839), che ammirasi nell’aula della Università di Pisa, in atto di mostrare agli scolari la sua scoperta

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E anche vogliamo dire alquanto della ceroplastica, arte già fino dal secolo XIV praticata in Firenze per le figure votive, che si mettevano nelle

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fatto rivivere tra noi V arte di fondere in bronzo statue ed altri oggetti di plastica, dopo Giovan Bologna e Ferdinando Tacca quasi affatto

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ai cultori di questi studj la storia dell’arte del tempo nostro, perchè se furon sempre da tenersi in poco conto le istorie contemporanee politiche e

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di rilievo assai bene. Datosi con molto amore allo studio dell’anatomia, tanto necessario a chi voglia andare innanzi nell’arte, si dette a modellare

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), apprese l’arte nello studio del Calenzuoli; ma le cose sue all’occhio degl’intelligenti rimangono di gran lunga inferiori a guelle del maestro; ed ebbe

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laboratorio, in breve rimase solo il Calenzuoli, che innamoratosi dell’arte, studiò indefessamente il disegno e l’anatomia, e si fece valente. Chiamato

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evo spuntò l’aurora della nuova civiltà, l'arte bambina promise Raffaello; ma nel passato secolo fatta decrepita, parve invece volesse lasciarsi

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cabala d’esser posto alla direzione dell’insegnamento di pittura nell’Accademia fiorentina, ciò fu a maggior danno dell’arte. Poco avea disegnato e meno

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, per la ricchezza e convenienza dell’inventare e pel modo di colorire. Anche esso però imparava l’arte a Roma, studiando sotto Niccola Lapiccola e

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, fregi, soffitte, facciate, insomma ciò che dicono in arte far quadrature. Dipinse pure a olio con gusto, più specialmente frutta e fiori, e si attentò

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lo stato dell’arte quando essi fiorivano. Ingegno e pratica delle matite e dei pennelli non possono loro negarsi, ma erano nulla più che manieristi

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giovinetti nei quali parvero riposte le speranze dell’arte toscana. Faceva ammirarsi il primo per aggiustatezza d’ingegno e perseveranza negli studj, il

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principii dell’arte, giovinetto ancora concorse ai temi proposti dall’Accademia milanese, e due volte ottenne il premio; la prima (1805) con un gran

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’opera nostra faticosa, consentiamo a darla in luce, solamente perchè ci stringe la inchiesta di far conoscere in qualche modo l’arte odierna toscana

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arte, è GIUSEPPE BEZZUOLI di Firenze (n. 28 novembre 1784, m. 13 settembre 1855). Svincolatosi presto da quella durezza accademica acquistata nella

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paese; ma sfornito di studj dell’arte, mal compresa a’ suoi tempi, in quelle molte vedute che fece di campagne svizzere ricoperte di neve, si

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venuti in fama, ed ahi! troppo presto rapiti all’arte. FRANCESCO (n. in Firenze 22 febbraio 1803, m. nell’agosto 1830) fu allievo del padre; e fino dalla

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Passiamo ora agli artisti viventi, a quelli che operarono o tuttora si adoperano ad onore dell’arte italiana! Giuseppe COLLIGNON di Siena (n. 19

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Quali fossero le condizioni di quest’arte nobilissima in Toscana intorno alla metà del secolo passato, lo dicono chiaro due monumenti allora inalzati

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Ma se i sovrani della famigia de’ Medici ebbero tutti a cuore quest’arte, ci piace tuttavia confessare, che pei Lorenesi fece nuovi e importanti

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E qui ci par conveniente, prima di lasciare la pittura, dire qualche parola dei Lavori di Commesso in pietre dure, arte tutta fiorentina, che può

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immagine, lo diremo arte del tempo, perchè nel passato e nel presente secolo anche in Italia saliva grandemente in onore. E siccome gl’incisori toscani

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piuttosto alle matite. — Ma chi portò nell’arte toscana qualche miglioramento è GIOVAN BATTISTA Cecchi fiorentino (n. 1748, m. dopo il 1800). Non potendo

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, perchè seppe intagliare i suoi molteplici rami con perizia dell’arte e mirabile delicatezza. Fatti in patria gli studj del disegno, passò a Venezia sotto

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Contemporaneo al Bartolozzi si levò nell’arte un altro fiorentino, VINCENZIO VANGELISTI (n. 1744 circa, m. in Milano nel 1793), meno grande, se

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vita nelle opere dell’arte, che in numero straordinario e sempre lodevoli gli uscirono dalle mani. Tra i suoi migliori intagli di genere finito vuol

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Cesari, su disegni cavati dai busti della regia Galleria, e dopo alcuni ritratti di Auguste donne de’ suoi tempi, ebbe presto reputazione nell’arte, e

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Ma quegli che avanzò tutti nell’arte, e meritò di essere annoverato tra i primi incisori d’Europa, è RAFFAELLO MORGHEN (n. a Portici presso Napoli il

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Laonde se fin qui, senza tener conto delle antiche tradizioni, senza nemmeno degnare di uno sguardo gli stupendi monumenti dei bei tempi dell’arte

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Tra quelli che intesero a maggior castigatezza nell’arte, fu Giuseppe Salvetti fiorentino (n. 1734, m. 1800), che più puro nello stile, più grave e

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arte avrebbe fatto nuovi progressi. — Samuele Jesi di Correggio, israelita (n. 4 settembre 1788, m. a Firenze 17 gennaio 1853), fu disegnatore e incisore

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’impara a scuola, appresi da un mediocre architetto gli elementi dell’arte, non pensò che a francarsi dalla imitazione dei suoi coetanei, e a ripristinare

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